lunedì 31 luglio 2017

Omar sostiene che trattasi di una moto perfetta ed inarrestabile, i suoi compagni di viaggio ritengono si tratti di un pezzo i ferro...
Foto di gruppo al termine della impegnativa riparazione della KLE...
Ecco Valery dopo 74 vodke, è quello a sinistra, l'altro è Omar dopo 3 vodke: a superalcolici la partita con la Russia è irrimediabilmente persa!!!

La domenica da poco trascorsa è stata, per noi motoviaggiatori, una delizia all'insegna delle tre M di Moto, Montagne, Moltissime curve. Più di 500 ininterrotti chilometri di curve che si snodavano, su asfalto perennemente perfetto, dolci e raccordate, lungo le pendici dei monti Altai che lanciavano gli ultimi contrafforti prima di spegnersi, dopo essere nati presso il lago Issy Kol quasi 2000 km a sud, contro gli altipiani della vicina Mongolia. Il tutto con clima fresco e cielo terso. Verranno pure giornate peggiori ma questa resterà per sempre nel nostro cuore. Le nostre foto da dilettanti non potranno mai rendere il paesaggio delle valli percorse fino alle tenebre. Forse Google Earth potrà darvi qualche idea in più. La vastità e maestosità di questi luoghi, la Cujaskja Step ed i monti Altai lato russo mongolo, è per noi assimilabile a quella vista in Pamir. Andiamo a dormire con grande emozione perché domani si aggiunge un'altra chicca. Dopo anni di sogni, progetti e letture, entreremo in Mongolia! Ringraziamo i nostri cari che hanno consentito che noi arrivassimo fin qui.
Quando sono gli altri a farti la solita domanda...ma non andate un po' a cercarvi i pericoli...tu minimizzi e spieghi che tuttavia... Quando però sei tu che ti stai facendo la stessa domanda allora...allora vuol dire che...sono cazzi! E' sabato pomeriggio e siamo tutti e tre imprigionati in un fango mai visto. Mostruosamente vischioso e scivoloso, dotato pure di tale collosità che sotto gli stivali hai una soletta aggiuntiva di almeno venti centimetri che non riesci assolutamente a togliere. Alcuni resoconti di viaggi in Mongolia parlano delle grandissime difficoltà dei terreni imbevuti di pioggia. Quando quindi il navigatore di Renato ci ha detto di lasciare l'asfalto per quel largo sterrato dall'aspetto poco rassicurante, ci siam detti che, pur essendo ancora in terra russa, prima o poi dovevamo sperimentare pure noi questo problema. La cosa è stata enormemente impegnativa, vi basti pensare che la presa del fango era così tenace che abbiamo dovuto smontare i parafanghi anteriori, visto che le ruote erano del tutto bloccate. Dopo un'ora di questa fatica di Sisifo abbiamo deciso di tornare indietro. Quella era forse una scorciatoia che, gentilmente, il navigatore voleva offrirci. Forse. Oppure era uno scherzo, una premonizione del destino. Il tutto ha aperto larghe crepe nel nostro ottimismo ma poi, con una scrollata di spalle abbiamo pensato, da bravi sciocconi,...una soluzione la troveremo.
Valery ci punta con decisione e vuole le nostre vite, o quantomeno, un nolo per un paio di ore. Piccolo e tarchiato, con morsa ferrea (molto più ferrea di quanto i suoi 70 anni farebbero supporre) ci arpiona sottobraccio tutti e tre, strappandoci dal bancone del bar dell'albergo. Eravamo lì a bere una birra a mezzanotte con pancia vuota, perché nient'altro ci consentiva l'equivalente in rubli di tre dollari e mezzo, unica nostra risorsa spendibile (non accettavano dollari e carta di credito). L'uomo è decisamente su di giri e non certo, dice lui, perché ha già bevuto 53 vodke (dati ufficiali del centro rilevazioni dei suoi parenti) ma perché lui è il nonno di uno degli sposi che, nel salone accanto, stanno festeggiando il matrimonio. Non gli è mai capitato, poi, di vedere lì tre ..italianski in carne ed ossa e deve quindi approfittarne, per conoscerli e fare loro un breve corso di siberiano. Lezione numero uno: la vodka che, come dicono tutti loro, è meno secca e nociva di quella che si trova nei mercati occidentali. Con la stessa energia con cui prima si era scatenato nel ballo (uno spasso) ci trascina a presentarci gli sposi ed i circa trenta invitati; è una festa molto intima ed anche per questo siamo molto imbarazzati ma la simpatia dell'uomo è coinvolgente. Tutti poi vogliono chiederci qualcosa, dal calcio italiano, al nostro viaggio, all'Italia. A parte qualche giovane, nessuno parla inglese ma questo non è un problema, ci sono i gesti e, soprattutto, il traduttore automatico di Google. Tutti lo usano in modo veloce e pure noi, che fino ad allora ne eravamo digiuni, ne apprezziamo molto la semplicità e precisione. Per farla breve, siamo andati a letto alle tre, con discreta quantità di vodka (della quale confermiamo le qualità promesse) e pure di cibo. Eravamo digiuni dal mattino ma, a parte questo, la qualità era eccellente e, in più, era indiscutibilmente casalingo. Il tutto, infatti, era stato preparato, come esige la loro tradizione, dalla madre della sposa, aiutata dalle amiche (abbiamo avuto dettagliate spiegazioni). E' stata una magnifica serata, trasformata dal buon Valéry nella possibilità di scambiare discorsi concreti, spesso non banali. Con i taxi che attendevano nel piazzale, i nostri ospiti hanno voluto fare un ultimo brindisi a, Google così ci ha tradotto,...all'amicizia tra i popoli e tra la gente comune che è uguale sotto tutti i cieli del mondo. Ed a noi pare che questo sia molto vero.

sabato 29 luglio 2017

La tipa, circa quarant'anni e circa 90 kg, con uguali misure (quella più larga) di seno, vita e fianchi, capelli neri a caschetto, scende ancora assonnata dall'auto, ove forse le era giunto l'ostinato ma inutile ronzio del nostro compressorino. Si avvicina a noi tre che stiamo guardando perplessi la gomma floscia quasi più del nostro morale. Lei è una di quelle che ci mettono poco ad inquadrare la situazione e, peraltro, che l'abbia inquadrata giusta o sbagliata, lei, comunque, la soluzione l'ha già trovata. Si mette tra noi tre e la moto e con fare deciso ci inonda di parole veloci con tono stentoreo. Il sunto, ma l'abbiamo compreso appieno solo nelle quattro ore successive è il seguente: con maritoduefiglicanesorellaefidanzato (della sorella, non del cane) sono in gita con due auto e si dà il caso che il suddetto fidanzato sia esperto o lavori con le gomme buche. Loro sono kazaki (ma forse il cane no) ed ogni kazako, in virtù dei precetti dei nomadi, ha il dovere di aiutare il viaggiatore in difficoltà. In breve tempo i malaugurati sono scaraventati fuori dalle due auto. Una volta che la capa è sveglia, non v'è infatti ragione alcuna nel proseguire a dormire. Noi faremmo veramente a meno di lei ma per lei questo è semplicemente INCONCEPIBILE; con parole secche dà ordini a tutti. Omar è aiutato dal fidanzato (ndr della sorella) a smontare il cerchio, mentre lei con figli e c. si mette in cerca di info nelle tre casupole, ancora in sonno, raggomitolate sul passo alpino. A noi increduli viene reso poco dopo il seguente rapporto: c'è un gommista con annesso laboratorio che apre solitamente alle sette. L'attesa viene allietata, si fa per dire, da racconti di ogni tipo della kazaka che, cellulare alla mano, ci presenta la famiglia sua e del cane fino all'ottava generazione. Risultato? Verso le dieci, dopo il fallimento della prima vulcanizzazione (commento conciso e sprezzante di lei sulla qualità della pezza...China!) la gomma è riparata. La capa ha già deciso che sia il fidanzato (e, per lui che è di casa, passi) sia il gommista (e questo è il colmo) nulla vogliano di compenso. Così sarà e l'unica cosa che abbiamo potuto fare (ma forse l'aveva deciso lei) è stata una foto collettiva ed un caloroso abbraccio, cane compreso (che si è scoperto essere maltese). Voi però vi chiederete, tra il gommista ed il fidanzato chi di loro era Valéry? La risposta è: nessuno dei due e nemmeno il maltese. Mentre voi vi ponete dei dubbi noi abbiamo una certezza: kazaki vi amiamo tutti e tu, Anuska, sei una vera ganza!
Valéry ha cambiato completamente la nostra prima sera nella Russia siberiana ed ora vi diciamo come e perché. La premessa è che il nostro ultimo giorno in Kazakistan non è iniziato sotto i migliori auspici. Ci siamo alzati alle 5 anche se eravamo andati a dormire a mezzanotte passata. Questo perché al termine degli 850 km nel nulla kazako, a tarda notte avevamo trovato fortunato rifugio in uno sperduto passo montano a circa 350 km da Semey. La piccola locanda dove approdammo con occhi e braccia a pezzi, ci fornì un meraviglioso borsc (la zuppa calda russa con verdure e piccoli pezzi carne) e tre brandine dove dormire qualche ora. Per noi, un vero lusso che non credevamo più possibile. All'alba eravamo già in moto, gonfi della malcelata voglia di coprire entro la mattina i circa 450 che ci separavano dalla frontiera russa. L'aria è frizzante, il cielo azzurro terso: cosa c'è di meglio per una giornata in moto? Borse preparate in un attimo, tuta, stivali, guanti, si infila il casco, si gira la chiave e...la moto di Omar ha la gomma anteriore buca!
Il Kazakistan, date un occhio alla carta geografica, è uno dei più estesi del mondo. Noi l'abbiamo risalito da sud a nord, percorrendo più di 1300 chilometri di quasi assoluta assenza di significativi insediamenti. I kazaki erano un popolo nomade di allevatori e cacciatori che il diktat sovietico costrinse all'agricoltura, causando uno sterminio. Dopo un inizio con maestosa e levigata autostrada, percorsi circa 200 km la strada è tornata ai livelli di sempre, cioè di assoluta e grande devastazione. In due faticose tappe da 850 e 500 km la sera di venerdì abbiamo raggiunto la frontiera con la Russia siberiana. Accompagnati, l'avrete notato, da persistente assenza di collegamento internet.

Le prime gocce di pioggia iniziano a picchiare contro la corta tettoia di lamiera sotto cui siamo riparati. Le nuvole di colore nero pece hanno ormai preso tre lati della enorme e bellissima valle, quella di Charkara (una delle più belle che abbiamo mai visto) che abbiamo risalito dal lago sino ai 1500 metri del passo. La piccola frontiera ha, come tutte quelle alpine, un grande fascino con edifici in pietra, qualche baracca in legno scuro e le due bandiere, quelle del Kyrgyzstan e del Kazakistan, che si fronteggiano a poche centinaia di metri. Il doganiere pare uno simpatico ed in effetti svolge il tutto con grande semplicità; un occhio a passaporti e documenti e subito viene apposto il timbro che autorizza il nostro ingressonello sconfinato Kazakistan. Non manca una sua domanda di rito su quale sia la squadra di calcio italiana per cui tifiamo. La nostra risposta lo delude e ci fa comprendere che, come la maggior parte degli italiani, anche i kazaki tifano per la squadra sbagliata.

venerdì 28 luglio 2017


Come vi dicevamo alle 15.00 siamo andati da Ali  dove era finalmente pronta pure la BMW. Dopo i convenevoli e le foto di rito, abbiamo dato un abbraccio riconoscente ad Ali e siamo partiti. L'uscita dalla città è stata laboriosa ma gradatamente le case hanno lasciato spazio alla campagna; la direzione era verso il lago Issy Kol dove abbiamo dormito a circa metà sponda settentrionale a Chopton Ata da dove, la mattina successiva abbiamo iniziato il tragitto verso il Kazakistan.  Lungo la strada dal lago Issy Kol alla Valle di Charkara, stamane abbiamo costeggiato i Monti Altai e qui abbiamo trovato un gruppo di ragazzi che offrivano alle foto dei pochi turisti un gruppo di 5 o 6 aquile addestrate. L'emozione di vederle è stata forte perché sono magnifiche; la maggiore di loro era  Albert, un esemplare di sei anni. Le foto e due parole con i ragazzi mentre le aquile si abbeveravano ad una fonte, sono state inevitabili. Dopo però, ci sono venuti un gran magone ed una profonda tristezza, ripensando a questi stupendi esemplari privati della libertà.
Ripreso il nostro cammino, poco dopo scorgiamo avanti a noi la sagoma di una due ruote
assolutamente inconfondibile, specie per noi italiani.
Ma quella non è una Vespa?
Ci avviciniamo ancor più e ...ma quella non è una Vespa con targa italiana?
Si è proprio una Vespa italiana e, fermatala, conosciamo il pilota Paolo Zambon e la fidanzata canadese Lindsay che si sono già fatti in Vespa più di 20.000 chilometri in Sudamerica (dai quali è nato il libro di Paolo "Inseguendo le ombre dei colibrì") ed ora stanno scorazzando in Asia Centrale.
L'incontro è molto piacevole e ci sarà sicuramente un nuovo incontro quando Paolo arriverà, sempre in Vespa, questo novembre dalle nostre parti, per una serata già da tempo programmata con i suoi lettori ed un gruppo di vespisti, a pochi chilometri (incredibile ma vero!) dalle nostre abitazioni.
Ciao Paolo e Lindsay, buena ruta e... a presto!
Ora siamo a fine lago e stiamo mangiando pane con una specie di mortadella.

martedì 25 luglio 2017

Ali è stato di parola; siamo passati poco fa e ci ha confermato che alle 15 (le vs 11) la Vecchia Bastarda avrà terminato il lifting reso necessario dai suoi tanti anni (30 a gennaio) e kilometri (oltre 200.000). C'è stato un ultimo problema, i paraolio portati apposta dall'italia non sono della misura giusta ma questo, anziché preoccuparlo, è ostacolo che esalta Ali, desideroso di far vedere come qui si sia capaci di riparare. Situazione a cui, per il diktat occidentale "usa e getta", i nostri artigiani sono ormai ha disabituati, se non inibiti. Ali invece si è trovato mille volte in questi frangenti. Lo conoscemmo nel 2012 quando incontrammo tre italiani vicino al Passo Torugart (mitica porta d'ingresso alla Cina) ed uno dei tre aveva rotto la molla del cambio del suo BMW R100GS, problema classico e terribile, che costringe allo smontaggio di tutto il cambio, fino all'ultima vite. Rientrammo con loro a Bishkek, lentamente perché gli era rimasta la terza, e li portammo a Bella Italia, il ristorante, eccellente, di Walter Barbaresi, italiano da noi conosciuto la settimana prima. Walter non ebbe dubbi e ci presentò Ali. Nonostante l'assenza di specifiche chiavi (mancava l'estrattore!) ed i pessimistici anatemi dall'Italia, Ali consentì al nostro amico di rientrare in Italia con la moto perfettamente a posto. Ha 57 anni, ha corso per anni in gare nazionali di motocross, quando la patria si chiamava CCCP e gli avversari erano molti ed espertissimi, ha un officina che farebbe ridere tutti noi in Italia. Eppure, o proprio per questo, è un vero Mago!
Il lago Issy Kol è uno dei più grandi del mondo e, tra quelli alpini, dovrebbe essere il secondo dopo il Titicaca. Per avere un termine di paragone italico è più del doppio del Lago di Garda! Nel pomeriggio di oggi (se Ali avrà finito i lavori sulla bastarda) lo percorreremo lungo il suo lato settentrionale e lo vedremo per la terza volta dopo il 2012 ed il 2013. I chirghisi sono orgogliosissimi di questo lago che è, senza dubbio, il più grande vanto turistico nazionale. Ne hanno tutte le ragioni perché è veramente bello. Il Kyrgyzstan ha una morfologia assimilabile a Svizzera od Austria con foreste di conifere, laghi alpini e, fin dove arriva l'occhio, cime meravigliose e perennemente innevate: si tratta delle catene montuose del Pamir, del Tian Shan, dei Monti Altai quasi sempre oltre i 4000 metri. Dalla sponda settentrionale vedremo tutta quella meridionale che è cinta da una magnifica corona: la catena del Tian Shan che, sfolgorante di nevi perenni, divide il Kyrgyzstan dalla Cina. Arrivati a fine lago, imboccheremo a nord la valle di Charkara, che fu a lungo accampamento di Tamerlano. La valle, ampia e puntellata da pascoli verdeggianti, si chiude con il posto di frontiera. Una volta varcatolo, speriamo senza troppa attesa, saremo in Kazakistan. Questo ci accoglierà con una stretta valle, quella di Charin, scavata da millenni da fiumi impetuosi che hanno creato dei profondi canyon, molto simili a quelli, certamente più belli, targati USA.

lunedì 24 luglio 2017


Improvvisati aiutanti di Ali...e pensavano pure di rendersi utili...
Working progress...
Omar ha fatto la spesa...
Avanti e indietro, i bimbi si divertono...


L'officina di Ali, bella persona, eccellente meccanico, il nostro salvatore...

Il telaio spezzato...



Dopo un anno, ci si ritrova...

Il cestello, dopo aver fatto qualche miliardo di giri prima a destra e poi a sinistra inizia, non ci speravamo più, quello che il nostro esperto dice essere la fase finale. Il giro diventa sempre più vorticoso ma non ha mai fine. Che caspita state facendo ... ci direte ed ora vi spieghiamo che la storia nasce da ieri. Prima o poi vedrete le foto di ieri (essendo analfabeta informatico, ci pensano Renato ed Omar a caricarle sul blog) e noterete che la domenica sera eravamo proprio unti fino al collo; una doccia serale ci ha poi resi meno puzzolenti ma i vestiti sono rimasti tali. Ecco allora che tornati oggi a pranzo al nostro appartamento, Renato ha deciso di mettere tutto in lavatrice. Si doveva però tornare alla svelta dal meccanico, non prima di aver steso il bucato. E sicuramente la PERFIDA avrà sentito i nostri discorsi. La perfida è un modello Classixx5 (è scritto proprio così), marca Bosch, professione lavatrice dispettosa. Se non rompicoglioni. La decisione le è venuta spontanea, immediata, com'è nella sua natura capricciosa (vorremmo dire femminile ma il blog ha anche delle lettrici ci dicono) ed è stata attuata immediatamente. Non la finiva più di lavare e risciacquare. E' stata così che, arrivati in gran ritardo dal meccanico, cui qualche nostro aiuto non dispiaceva, non siamo stati in grado di affrontare il suo sguardo severo. E men che meno il suo giudizio di cinquantenne chirghiso, ignaro delle pari opportunità occidentali e, per di più, sudatissimo. Cazzo...abbiamo balbettato...quello scemo del taxista ha sbagliato strada cento volte...!
La perfida Classixx5.

domenica 23 luglio 2017

Turat è proprio una brava persona. Quando stamattina alle 7.30, siamo arrivati al SOS Village di Bishek c'era lui ad accoglierci e subito ci siamo ricordati di averlo già conosciuto, un po' silenzioso ma gentilissimo, lo scorso anno. Le moto le abbiam trovate coperte con cura con teli e lenzuola (opera di Turat dopo la nostra partenza). Riportate alla luce del sole, si sono subito avviate con l'aiuto di un booster (anzi il Transalp di Renato ci è riuscita da sola, dopo una sosta di un anno intero!). La mattina è poi trascorsa in giro per tutta la città con Turat alla ricerca domenicale di una batteria nuova per la moto di Omar. Queste ore un po' a zonzo ed un po' a vuoto, sono state però proficue sia perché alla fine la batteria l'abbiam poi trovata ma soprattutto perché abbiamo conosciuto meglio il nostro accompagnatore (la mimica ci ha aiutati perché lui conosce l'inglese come noi conosciamo il...russo).
Lui non ha nemmeno quaranta anni ed ha quattro figli, stamani in piscina solo con la mamma perché il papà doveva ...cercare una batteria. Turat è il prototipo di una generazione che a vent'anni ha visto crollare il muro sovietico e che vede il futuro con grande ottimismo. Strada facendo ha voluto farci conoscere sua mamma, ci ha voluto a tutti i costi regalare i cetrioli del suo orto e si è commosso nel sentire che lo scorso anno eravamo passati, dormendo poco lontano, nello sperduto paesino di alta montagna  dove lui era nato. Grazie Turat ci hai un po' aiutati ad entrare nella nostra parte di curiosi del mondo e delle sue genti. Percorrere in un attimo circa 10000 km in aereo, non è certo il modo migliore per farlo. Tutti e tre oggi abbiam rimpianto il lento avanzare dello scorso anno e non vediamo l'ora di iniziare il nostro cammino verso nord est.

venerdì 21 luglio 2017

...e il tipo telefona e ti dice ..ma cazzo quando mandi qualcuno a prendere il pacco in dogana a Bishkek...e tu gli dici ...ah ma allora la roba è arrivata, complimenti ...sono solo le due di giovedì 20 luglio, complimenti...com'era il clima su Marte? Avete fatto un bel soggiorno...no perché qui eravamo preoccupati e solo per un paio di migliaio di volte ci siam chiesto...ma dove cazzo sono con il camion? Ecco è andata proprio così e tu anziché fargli e farti troppe menate devi chiamare subito Walter e dirgli di andare in dogana (grazie walterone domenica ti facciamo un monumento e cercheremo di sdebitarci) e devi concludere che ..si è andata di lusso..bisogna, come sempre (come devi fare tutti i giorni specie ora che sei diversamente giovane) guardare il bicchiere mezzo pieno e devi essere contento di quello che pochi giorni pensavi fosse un incubo. E' proprio vero, domenica 23, belli brostoli dalla stanchezza, saremo cmq ben felici di poter essere, unti fino al collo, intenti alla manutenzione con i ricambi miracolosamente arrivati in tempo da Marte!

giovedì 20 luglio 2017

Ore 13.18 di giovedì 20.7: al momento nessuna delle tessere del nostro puzzle organizzativo si è incastrata con l'altra. Un bel culo, non c'è che dire! Ci pareva pure di esserci mossi bene e per tempo. Appena dopo Pasqua avevamo spedito a Bishkek i ricambi moto che là non avremmo trovato (pneumatici, ammortizzatore post., staffa supporto borsa, paraolio etc.). Capita però che nel momento in cui fai una scelta ti dici ... mah..non è che sto facendo una cazzata?  Ecco a noi capitato questo e anziché spedire con i soliti vettori abbiamo scelto (consiglio di un amico dell'amico dell'amico) di mettere nella cabina di un autista fidato i preziosi ricambi da trovare già montati al nostro arrivo. Il risultato è che sabato 22.7 abbiamo il volo per Bishkek e......